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Pedofilia – Abusi – Violenza –


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Abusi all’Asilo di Rignano Flaminio: chiesti 12 anni di reclusione per ogni imputato!!

Dodici anni di reclusione per ciascuno dei cinque imputati nel processo per i presunti abusi su almeno 21 bambini della scuola ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio. È la richiesta del pm Marco Mansi nella requisitoria del processo che vede imputati le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore tv Gianfranco Scancarello (marito della Del meglio) e la bidella Cristina Lunerti.

A vario titolo e a seconda delle posizioni, gli imputati sono accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Il pm Mansi, nel sollecitare la condanna dei cinque imputati, ha chiesto anche la trasmissione degli atti per procedere contro altre due maestre, contro un testimone e anche contro Kelum De Silva Weramuni, il benzinaio cingalese la cui posizione era stata archiviata nel corso delle indagini. Il rappresentante della pubblica accusa ha ricostruito tutti i passaggi dell’inchiesta che ha portato all’odierno processo, focalizzando anche e soprattutto la sua attenzione sui contenuti dell’attività tecnica che i medici hanno compiuto su alcuni dei bambini nel corso del lungo incidente probatorio per acquisire agli atti processuali le testimonianze dei piccoli. Continua a leggere


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Pedofilo si suicida nel carcere di Mammagialla.

Viterbo – Ha indossato uno scaldacollo, ha agganciato un’estremità alle sbarre della finestra della cella e si è lasciato cadere sul pavimento. Così, ieri pomeriggio, tra le 17 e le 18, si è suicidato Roberto Patassini, detto “la nana”. Romano, 49 anni, detenuto nel carcere viterbese di Mammagialla, dove stava scontando una condanna per pedofilia e sfruttamento della prostituzione minorile. Sarebbe tornato in libertà nel 2022. Continua a leggere


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Don Seppia: richiesti 11 anni di carcere

Don Riccardo Seppia. Tentata violenza sessuale su minore pluriaggravata, plurima offerta di droga anche a minorenni, tentata induzione alla prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico: questi sono i capi di accusa a cui il parroco di Sestri Ponente, arrestato lo scorso maggio, dovrà rispondere nel processo con rito abbreviato come da lui stesso richiesto. Undici anni e otto mesi di carcere è stata la richiesta del pm Stefano Puppo, che martedì 14 febbraio ha pronunciato la sua requisitoria davanti al gup Roberta Bossi al processo con rito abbreviato di don Riccardo Seppia, il parroco genovese in carcere dal maggio scorso.

A raccontare delle singolari “attenzioni” del parroco di Sestri fu un chierichetto di 15 anni, una delle presunte vittime, durante l’incidente probatorio. Due gli episodi: il primo in sacrestia, con un energico abbraccio da dietro; il secondo in parrocchia, mentre il giovane si stava confessando, con una carezza sulla gamba. Anche un altro ragazzino, un albanese di 16 anni, era stato sentito dai carabinieri del Nas di Milano, coordinati dal pm Stefano Puppo. “Avevamo deciso di vederci, per avere un rapporto sessuale.

Ma per tre volte don Seppia ha disdetto gli incontri. Mi aveva offerto i soldi e poi la cocaina. Ma io volevo solo i soldi. Poi però, ogni volta che dovevamo vederci, mi diceva che aveva troppi impegni e così l’incontro è saltato”. Ad inchiodare don Seppia erano state, oltre alle testimonianze, anche le intercettazioni. Telefonate a spacciatori a cui chiedeva “ragazzini dal collo tenero”, e poi gli sms e le chiamate con l’amico ed ex seminarista Emanuele Alfano, in cui l’ex sacerdote raccontava le sue fantasie sessuali con i ragazzini. L’inchiesta era partita da Milano. I militari avevano iniziato a indagare su un giro di droga spacciata nelle palestre e saune frequentate soprattutto dagli omosessuali. E nella rete degli investigatori era finito anche don Seppia, frequentatore di quei luoghi e consumatore di cocaina.


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Potenza, tenta violenza sessuale ad una 11enne: arrestato

Potenza, 18 feb. – (Adnkronos) – I militari della compagnia di Melfi hanno arrestato un 39enne residente in un Comune nell’area dell’Alto Bradano per tentata violenza sessuale ed atti sessuali ai danni di una minorenne. Ieri sera i genitori di una bimba di 11 anni hanno riferito che la figlia, poco prima, era stata oggetto di una tentata violenza sessuale da parte di un loro conoscente. I militari hanno acquisito gli elementi essenziali per il prosieguo delle indagini ed hanno rintracciato immediatamente il presunto responsabile, accompagnandolo in caserma.

L’uomo, resosi conto della gravita’ di quanto appena commesso, ha collaborato permettendo una ricostruzione dei fatti. Ieri pomeriggio, come gia’ accaduto altre volte, la bambina si era recata a casa di una coetanea per fare i compiti. Giunta l’ora di rientrare, il padre dell’amichetta si offriva di accompagnarla a casa. Durante il tragitto l’uomo ha fermato la marcia del mezzo in una zona isolata e si e’ denudato, abbassando i pantaloni. La ragazzina, presa dal panico, e’ uscita di corsa dall’auto ed ha raggiunto a piedi la sua abitazione dove ha raccontato tutto ai genitori, in lacrime. Completata la ricostruzione, l’uomo e’ stato dichiarato in stato di arresto e accompagnato presso la propria abitazione, in attesa delle decisioni della Procura di Potenza.


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La ragazza stuprata: “Mi volevano uccidere”

“Ho capito che potevo morire. Quelli mi volevano uccidere”. Ha detto così la ragazza di 21 anni che è stata brutalmente aggredita 1 vicino la discoteca ‘Guernica’ di Pizzoli, in provincia dell’Aquila, la notte tra sabato e domenica scorsi 2. Originaria di Tivoli, la ragazza si è confidata con i suoi familiari. In queste ore sta cercando di ricostruire quanto accaduto. L’avvocato Enrico Maria Gallinaro la assiste e cerca di proteggerla da questa “orribile vicenda che l’ha fatta diventare un oggetto”, ha detto il penalista. 

L’avvocato ha aggiunto: “la natura e la gravità delle lesioni riportate dalla giovane rendono il quadro indiziario estremamente grave. La mia assistita è stata abbandonata semi nuda e gravemente ferita, alle tre del mattino, in un parcheggio, nella neve e nel ghiaccio. E’ stato un miracolo che si sia riuscita a salvare”. Ma “ringrazio, a nome di chi vuole veramente bene alla mia assistita, i medici dell’ospedale dell’Aquila, il pubblico ministero, i carabinieri. Tutti stanno cercando di avere il massimo rispetto”, ha detto Gallinaro invitando “gli organi di stampa al massimo rispetto”.

 Oggi è stata dissequestrata l’auto del giovane militare aquilano coivolto insieme ad altre tre persone nello stupro. Dei quattro, tre, due campani e un aquilano, sono militari del 33esimo reggimento artiglieria Acqui, mentre la quarta è una giovane, forse fidanzata dell’aquilano. Nel provvedimento si evidenzia che gli investigatori hanno terminato di rilevare le tracce, di sangue e biologiche, per ricostruire il fatto e stabilire se sia avvenuto o meno nell’auto. I quattro sono stati infatti fermati dal gestore del locale e dai buttafuri che avevano trovato la ragazza seminuda e infreddolita. 

Nella mattinata di oggi i carabinieri hanno continuato un nuovo giro di interrogatori, sentendo per la seconda volta, dopo domenica, i militari che avrebbero una posizione meno grave:il campano e l’aquilano di stanza al 33/mo reggimento artiglieria Acqui. I due sostanzialmente hanno ribadito di non avere avuto a che fare con l’aggressione.Non si sa se sarà interrogato anche il terzo militare indagato, della provincia di Avellino.

 E’ su quest’ultimo che si riversano i sospetti più gravi. L’uomo era stato bloccato con la camicia e una mano sporca di sangue dal gestore del locale e dai buttafuori subito dopo il ritrovamento fuori dalla discoteca della giovane svenuta in mezzo alla neve e insanguinata. Dai primi risultati degli esami del Ris di Roma è emerso che il sangue è della giovane studentessa, come le tracce biologiche trovate su camicia, mano e braccialetto da polso del 21enne militare, iscritto sul registro degli indagati da ieri.


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Violenza sessuale: abuso’ di ragazza disabile, condannato

(ANSA) – RAVENNA, 18 FEB – Ha violentato una giovane disabile e con gravi problemi cognitivi attirandola in casa con la scusa di darle un regalo, un mattino nel quale la ragazza era scesa da sola in giardino con il cane. E’ il quadro accusatorio che ieri mattina e’ costato a Ravenna la condanna (con rito abbreviato) a tre anni di carcere per un pensionato ravennate ultrasettantenne finora incensurato, vicino di casa della ragazza. La Procura aveva chiesto cinque anni. Il Gup ha anche condannato l’uomo a risarcire in separata sede la ragazza.


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Germania: prete pedofilo ammette 280 abusi sessuali

BERLINO – Un prete cattolico tedesco, accusato di pedofilia, ha confessato davanti alla corte che lo sta processando di aver commesso 280 abusi sessuali ai danni di alcuni minorenni. Lo racconta il giornale ‘Braunschweiger Zeitung’, che segue il caso giudiziario.

L’uomo, 46 anni, della Bassa Sassonia, conta a questo punto sul fatto che la sua ammissione possa avere un effetto sulla condanna, ammorbidendo la pena. Agli arresti domiciliari da meta’ giugno, il parroco e’ accusato di aver abusato di 3 minori, fra il 2004 e il 2011.

I ragazzini avevano fra i 9 e i 15 anni di eta’. I minorenni coinvolti frequentavano la parrocchia dei Santi di Salzgitter-Lebenstedt, dove operava il sacerdote, e qui qualche volta pernottavano. Inoltre avevano trascorso con il parroco alcuni periodi di vacanza, viaggiando con lui: erano andati a Parigi, nel parco di Disneyland, a Usedum e Salisburgo.


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Tenta di abusare di una bimba bloccato da tre pescatori

Tenta di abusare di una bimba di 7 anni ma viene bloccato da un gruppo di pescatori e “salvato” dai carabinieri da un pestaggio. E’ accaduto a Portici.

I militari della locale stazione hanno sottoposto a fermo per tentata violenza sessuale aggravata su una minore di 7 anni un 32enne del luogo, già noto alle forze dell’ordine. I carabinieri sono intervenuti nella zona portuale del Granatello perché tre pescatori li avevano chiamati dicendo di aver sventato una violenza sessuale ai danni di una minore che era in loro compagnia.

I tre avevano notato un individuo che portava per mano una bambina verso un casotto abbandonato nella zona del Granatello, e, insospettiti dall’atteggiamento, si erano avvicinati sorprendendo l’uomo in atteggiamento che non dava adito a dubbi: stava tentando di abusare della bambina.

Grazie all’intervento dei tre pescatori l’uomo è scappato mentre la minorenne, rimasta con i pescatori, è stata portata a piazza San Pasquale, dove sono intervenuti i carabinieri che l’hanno riaffidata alla madre. A seguito di veloci verifiche è stato accertato che la bambina, temporaneamente a casa dei nonni materni, era stata portata a una festa di compleanno insieme ad altre due minori dall’uomo, vicino di casa dei nonni della piccola, e da sua moglie, una baby sitter, e che durante la festa l’uomo, con una scusa, era riuscito a portare via la minore dicendo che voleva riportarla a casa dei nonni, conducendola invece nel casotto nella zona del Granatello e tentando di abusarne.

La descrizione data dei tre pescatori e i veloci accertamenti effettuati dai militari hanno consentito di identificare e individuare subito il 32enne, che è stato trovato nella sua abitazione di Portici e portato in caserma con non poche difficoltà. E’ stato infatti sottratto dai militari a un sicuro pestaggio perché una folla inferocita stazionava sotto la sua abitazione inveendo e apostrofandolo in vario modo. L’uomo è stato condotto al carcere di Poggioreale.

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Pedofilia: chiesti 14 anni di carcere per (don) Vito

Pedofilia, violentato per un decennio «Condannate don Vito a 14 anni»
È la richiesta della procura nei confronti di padre Vito Beatrice, 72 anni, in passato ospite anche del convento di Sant’Alessio all’Aventino. Nel 2010 la vittima, dopo aver subito abusi dai nove anni fino alla maggiore età, ha tentato di suicidarsi.La eventuale condanna lo raggiungerà in contumacia, ma è difficile che sulla vicenda cali il silenzio che sembra desiderare la confraternita religiosa alla quale appartiene e che da anni lo nasconde alla procura di Roma. Il 72enne francescano Vito Beatrice rischia 14 anni di carcere per i dieci anni di abusi sessuali compiuti su un ragazzo che gli era stato affidato, fino a spingerlo al suicidio. Continua a leggere


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Rignano, presunti abusi alla materna Il Pg chiede due condanne e 3 assoluzioni

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Due condanne e tre assoluzioni: il Pg Giancarlo Amato ha chiesto ai giudici della III Corte d’appello di Roma di riformare così la sentenza di assoluzione in primo grado sulla vicenda dei presunti abusi sessuali denunciati dai genitori dei bambini della scuola materna ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio. Il rappresentante dell’accusa ha chiesto 7 anni di carcere per la bidella Cristina Lunerti e 6 anni e 10 mesi per la maestra Patrizia Del Meglio (per entrambe rispetto solo a 5 dei 15 bambini coinvolti).
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Rignano: abusi su bimbi, al via processo d’appello a Roma.

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(AGI) – Roma, 12 dic. – Con la relazione introduttiva del giudice ‘a latere’ ha preso il via davanti alla terza sezione penale della corte d’appello di Roma il processo sui presunti abusi sessuali compiuti su una ventina di bambini della scuola materna ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio nell’anno scolastico 2005-06. La procura di Tivoli e alcuni legali di parte civile, in rappresentanza dei genitori, si sono rivolti ai giudici d’appello per contestare l’assoluzione, con formula piena, della maestre Marina Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, del marito di quest’ultima Gianfranco Scancarello e della bidella Cristina Lunerti, scagionati il 28 maggio 2012 da accuse che andavano dalla violenza sessuale di gruppo ai maltrattamenti, dal sequestro di persona agli atti osceni con l’aggravante delle sevizie e della crudelta’. Il giudizio di secondo grado entrera’ nel vivo il 29 gennaio prossimo quando il collegio, presieduto da Ernesto Mineo, dovra’ sciogliere la riserva su alcune richieste istruttorie avanzate dalle parti.
Tra tutte, spiccano quelle di sentire in udienza il collegio di periti che, durante la fase delle indagini preliminari, ebbero i colloqui con i venti minori e l’allora consulente della procura che fece l’analisi tricologica sui bimbi individuando sui capelli di un paio di minori la presenza di tracce di benzodiazepine.


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Rignano Flaminio: il 12 dicembre inizia il processo d’appello.

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La terza Corte d’Appello di Roma prenderà in esame a cominciare dal 12 dicembre prossimo il processo di secondo grado per le presunte violenze sessuali che tra il 2005 e il 2006 avrebbero subito i bambini della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio. A rivolgersi ai giudici di secondo grado per contestare l’assoluzione, con formula piena, delle 5 persone processate (le maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci, Silvana Candida Magalotti nonché la bidella Cristina Lunerti e il marito della Del Meglio, Gianfranco Scancarello, autore di testi televisivi), sono stati il procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy, e l’avvocato Carlo Taormina, per alcune delle parti civili.

 

Il nostro ordinamento giuridico (vale la pena ricordarlo) prevede ben TRE gradi di giudizio e, sino a quando questi non si sono conclusi, si è sia INNOCENTI sia COLPEVOLI almeno per quanto riguarda la legge. Ben altra cosa ovviamente è la convinzione personale delle persone  che ultimamente mi sono permessa di lasciar esprimere liberamente anche qui. Tant’è che troverete due commenti (presumibilmente della stessa persona) a cui però voglio dire una piccola cosa: se si vuole rivolgere a persone adulte come Lei faccia come crede ma non si permetta di offendere dei bambini perché può solo dimostrare il suo livello di povertà morale e sociale e non ci fa una bella figura.

Per quanto attiene ai “calci in culo” che Lei cita Le dedico questa bellissima foto antica che ricorda a tanti la propria infanzia dove si aspettavano i giostrai per fare appunto un giro su queste spettacolari giostre per acchiappare il nastro e farsi ancora un giro gratis.

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Abusi Asilo Abba di Brescia: confermata condanna al bidello.

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Abusi all’Abba, una nuova condanna. Tredici anni al bidello accusato di aver abusato di alcuni bimbi.

«Un calvario. Un calvario senza fine». I familiari del bidello bresciano condannato ieri in appello a Milano a tredici anni per abusi su alcuni bambini della scuola materna comunale Abba non trovano un’altra espressione per descrivere gli ultimi undici anni della loro vita. E non accettano il verdetto di ieri, perché speravano che il loro calvario potesse finalmente finire, speravano che il loro caro potesse riprendere una vita normale, dopo una lunga detenzione, gli arresti domiciliari e anche un arresto per evasione.

Perché quando nel 2202 la polizia portò il bidello in prigione, con l’accusa di aver toccato e abusato, nascondendosi in alcuni locali dell’asilo, alcuni bambini della scuola dove faceva il custode, la moglie, la figlia e i fratelli accusarono il colpo, ma non dubitarono mai. «È innocente» hanno sempre sostenuto i familiari del bidello. Lo fecero anche pubblicamente, contestando punto su punto le accuse che venivano mosse dalla procura. «Dicono di aver trovato materiale pedopornografico in acsa ? lo difese la moglie ? ma si trattava di una cassetta sul kamasutra allegata in una rivista per famiglie, nulla di pornografico, nè tanto meno di pedofilo».

E anche ieri i familiari non hanno vacillato, ma la condanna inflitta dai giudici milanesi riporta il processo indietro di otto anni, quando venne condannato in appello la prima volta. Fa ripiombare a quel freddo dicembre del 2004 quando i giudici della prima sezione penale di Brescia (era presidente allora Enrico Fischetti) condannarono il bidello a 15 anni di reclusione. E con lui il verdetto colpì anche un’altra bidella. Poi il primo processo in appello e lo sconto di due anni: tredici anni di pena.La stessa di ieri, otto anni dopo e dopo due processi d’appello terminati con l’assoluzione «perchè il fatto non sussiste», scrissero i giudici nel giugno del 2011, ma rispediti al «mittente» dalla Cassazione.

E il 19 giugno scorso l’accusa ha chiesto ai giudici milanesi una condanna a tredici anni per il bidello difeso dagli avvocati Patrizia Scalvi, Maria Grazia Lanzanova e Guglielmo Gulotta. Ieri, dopo tre ore di camera di consiglio, i giudici hanno accolto la richiesta del procuratore gerale: 13 anni. Fra 90 giorni le motivazioni. E un nuovo ricorso in appello. Il calvario continua. Sia per l’imputato che per le presunte vittime.

Fonte: Il Corriere


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Maestra condannata: legava i bambini con lo scotch.

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Con l’accusa di aver utilizzato del nastro adesivo per pacchi per immobilizzare i bambini nella scuola materna ‘Maurizio Poggiali’ di Roma una maestra, Maria Teresa Carrarini, è stata condannata a due anni e due mesi. Una delle mamme: “Finalmente è stata fatta giustizia” 

Roma, 9 luglio 2013 – Con l’accusa di aver utilizzato del nastro adesivo per pacchi per immobilizzare ibambini nella scuola materna ‘Maurizio Poggiali’ di Roma una maestra, Maria Teresa Carrarini, è stata condannata a due anni e due mesi di reclusione dal giudice monocratico di Roma. L’accusa aveva chiesto una condanna piu’ pesante, a due anni e otto mesi di reclusione. Alla maestra si contestano episodi di maltrattamenti ai danni di nove bambini, mentre per altri tre casi il tribunale ha assolto con la formula ‘il fatto non sussiste’.

I fatti risalgono al 2006 quando emersero gli episodi di maltrattamento nei confronti dei bambini con una serie di esposti presentati dai genitori, il primo dell’associazione telefono azzurro. I bambini avevano raccontato a casa le punizioni subite dalla maestra che utilizzava lo scotch per immobilizzarli. In alcuni casi i genitori avevano notato arrossamenti sulla pelle dei piccoli. Il Nastro adesivo era stato poi rinvenuto, in gran quantita’, dagli investigatori nella casa della maestra e in un armadietto della scuola. La maestra Carrarini, difesa dall’avvocato Alessandro Vannucci, ha sempre respinto le accuse e non era presente in aula al momento della sentenza.

Grande soddisfazione per la sentenza di condanna è stata espressa dai legali di parte civile e da alcuni genitori delle vittime di maltrattamenti. Il giudice monocratico ha condannato la maestra Carrarini arisarcire il danno subito alle vittime che sarà quantificato successivamente in sede civile. “Finalmente è stata fatta giustizia – ha commentato una delle mamme presenti in aula – per noi è una grande emozione. speriamo che queste cose non accadano più ad altri bambini. Le istituzioni alle quali ci siamo rivolti ci hanno dato ragione”. “E’ stato un processo lungo e faticoso – ha detto uno dei legali di parte civile, l’avvocato Fabio Vetrella – sia dal punto di vista giuridico che emotivo. Oggi i bambini stanno bene, sono stati assistiti dalle famiglie e hanno avuto un supporto psicologico, pero’ quando passano davanti alla ‘Poggiali’ dicono ancora che ‘quella e’ la scuola brutta’”.


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Botte e maltrattamenti ai bambini dell’asilo arrestate due maestre a Roma.

olgarovereROMA – Una maestra e la coordinatrice della scuola per l’infanzia San Romano a Roma (quartiere Portonaccio) sono state arrestate dalla polizia per maltrattamenti e percosse a bambini. Gli agenti del commissariato San Basilio, diretti da Adriano Lauro, hanno dato esecuzione agli arresti domiciliari a seguito di una serie di indagini coordinate dalla Procura di Roma. «Scemo» «zozzo» «bastardo» le parole usate anche contro bimbi con disagi psichici.

Arresti domiciliari per F.M. di anni 63 e M.R.C. di anni 57, rispettivamente coordinatrice scolastica e insegnate della scuola dell’infanzia denominata “San Romano” nell’omonima via al civico 92, per i reati di maltrattamenti e percosse in danno di minori.

Bimbi a terra per pulire la pipì. Sono diversi i comportamenti violenti e denigratori nei confronti dei bimbi dell’asilo. Tra questi, quella di un bimbo colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni e per questo costretto dalla maestra a inginocchiarsi e ad asciugarla con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, davanti agli altri bambini, di fargliela pulire con la faccia.

Le indagini sono state coordinate dal Sostituto Procuratore Eugenio Albamonte, dirette dal Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza “San Basilio” e condotte dagli Ufficiali e Agenti di Polizia Giudiziaria della Squadra di P.G. Esterna del medesimo Ufficio di Polizia.

Sono state incastrate dalle telecamere la maestra e la direttrice. Dopo aver ascoltato i testimoni, gli inquirenti avevano disposto un’attività d’indagine tecnica, con telecamere installate in aula, che hanno fornito riscontri oggettivi sugli indizi di colpevolezza. Dalle indagini è anche emerso che, nonostante la maestra fosse stata più volte criticata e ripresa anche dalle sue colleghe per i suoi “metodi educativi”, continuava nei suoi comportamenti perché coperta dalla direttrice, l’altra donna oggi arrestata dalla polizia.

Nel corso del tempo, il personale scolastico, docenti e non, che denunciava i comportamenti dell’insegnante alla direttrice in alcuni casi sarebbe stato emarginato dall’ambiente. La direttrice, infatti, avrebbe cercato di mettere tutto a tacere senza prendere alcun provvedimento e avrebbe fatto ricorso anche a forme di intimidazioni e ritorsioni nei confronti di chi accusava la maestra.

La denuncia. La notizia criminis è stata acquisita in seguito alla segnalazione proveniente da persone gravitanti all’interno dell’ambiente scolastico nonché da alcuni genitori che riferivano di presunti maltrattamenti e vessazioni posti in essere da una maestra e commessi in danno di alcuni alunni minori degli anni 4.

Dai primi accertamenti risultava che la direttrice della scuola, sarebbe stata a conoscenza della condotta illecita dell’insegnante, omettendo di prendere gli opportuni provvedimenti, in violazione dei suoi poteri-doveri di vigilanza e controllo, al fine di salvaguardare il buon nome dell’istituto.

Le testimonianze. Il Sostituto Procuratore titolare dell’inchiesta, dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei potenziali testimoni, al fine di acquisire ulteriori elementi probatori, ha disposto un’attività d’indagine tecnica che effettivamente forniva riscontri oggettivi circa i gravi indizi di colpevolezza già evidenziatisi, in particolare, a carico della F.M. Gli investigatori hanno accertato la commissione di numerosi comportamenti violenti, vessatori, offensivi e mortificanti della dignità dei bambini affidati ad essa durante l’orario scolastico.

Violenza per ottenere l’obbedienza degli alunni. Particolare menzione merita l’episodio nel quale un bambino colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni, veniva costretto dalla maestra ad inginocchiarsi e ad asciugarla con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, davanti agli altri bambini, di fargliela pulire con la faccia. Numerosi sono stati gli eventi in cui la maestra è ricorsa alla violenza per ottenere l’obbedienza degli alunni.

Clima di terrore: vessazioni anche contro i disabiliTali condotte dell’educatrice, che generavano nei piccoli un clima di terrore, mettendoli in costante soggezione psicofisica, si manifestavano anche incitando alcuni di loro, solitamente i più grandi, alla violenza e alla denigrazione in danno degli altri. Il comportamento della maestra, fatto anche di insulti ed umiliazioni verbali, riguardava anche bambini portatori di disagi e difficoltà psicoinfantili. Venivano usati epiteti vari come scemo, zozzo, bastardo.

La copertura della direttrice. Nonostante la maestra fosse stata più volte, nel tempo, criticata e ripresa anche dalle sue colleghe circa i suoi metodi educativi, avvalendosi della protezione e della copertura della direttrice, continuava imperterrita nella commissione di tali illeciti, limitandosi esclusivamente a non assumere tali comportamenti in presenza di altro personale scolastico.

I tentativi delle colleghe di denunciare tutto alla direttrice. Nel corso del tempo le diverse persone, docenti e non, che rappresentavano i comportamenti dell’insegnante alla direttrice M.R.C., si sono sempre trovate davanti ad un “muro” o addirittura emarginate dall’ambiente, poiché la stessa cercava di mettere tutto a tacere, senza prendere alcun provvedimento, inducendo al silenzio chiunque volesse evidenziare in qualche modo la errata sistematicità educativa che si teneva all’interno della scuola, in particolare nella suddetta classe, ricorrendo anche a forme di intimidazioni e di ritorsioni, abusando dei propri poteri istituzionali.

Gli arresti domiciliari. Visto quanto emerso dalle indagini, il Sostituto Procuratore dr. Eugenio Albamonte, soprattutto al fine di preservare i minori sottoposti al rischio evidente della reiterazione da parte della maestra delle condotte illecite in argomento, richiedeva con urgenza una misura cautelare al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, dott.ssa Elvira Tamburelli, la quale emetteva a carico delle due donne la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Fonte: Il Messaggero Roma


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Luca Delfino ancora assolto per il delitto Biggi.

La Corte d’Appello di Genova ha confermato l’assoluzione per Luca Delfino per l’omicidio dell’ex fidanzata Luciana Biggi, che era stata trovata sgozzata nel centro storico del capoluogo ligure il 28 aprile del 2006. 

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A chiedere la conferma dell’assoluzione per il 36enne genovese è stato il pm Enrico Zucca, che in primo grado aveva chiesto una condanna a 25 anni. Il nuovo processo nei confronti di Delfino, che è attualmente detenuto nel carcere di Prato, dopo essere stato condannato a 16 e 8 mesi di reclusione per l’assassinio di un’altra sua ex fidanzata, Antonella Multari, aveva solo valore risarcitorio.

A costituirsi parte civile era stata la sorella gemella della vittima, Bruna Biggi, a cui la Corte doveva decidere se riconoscere o meno l’eventuale risarcimento.

LA MADRE DELL’EX – “Non so che dire, se non che possiamo sperare in una giustizia divina. Perchè quella terrena è ormai finita”, ha dichiarato Rosa Tripodi, madre di Antonella Multari, uccisa a Sanremo a coltellate da Luca Delfino. “Mi dispiace molto per Luciana – ha detto la madre di Antonella – ma devo dire che mi aspettavo questo esito. E’ vergognoso e molto triste pensare che nessuno pagherà per questa ragazza. So che mia figlia potrebbe essere ancora viva se Delfino fosse stato incarcerato prima”.


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Luca Delfino presto uomo libero: i genitori di Antonella chiedono più giustizia.

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Antonella (MariaAntonietta) Multari fu uccisa l’8 agosto del 2007 a soli 32 anni con 40 coltellate da LUCA DELFINO. Un rapporto durato pochissimo poiché, dopo i primi momenti di calma e dolcezza, Antonella si accorse, tra botte ed insulti, di essere nelle mani di un essere senza alcun senso dell’amore, del rispetto, della libertà.

Antonella ha pagato con la vita! ha lasciato sull’asfalto di una strada di Sanremo ogni suo sogno, ogni futuro mischiato ad una pozza di sangue che è scivolato via portandole via la vita con la furia assurda e feroce di quel coltello che Delfino le ha conficcato nella carne.

Antonella lo aveva lasciato, lo aveva allontanato dalla sua casa ma non è riuscita a metterlo fuori definitivamente dalla sua vita. Minacce, pedinamenti, appostamenti sotto casa erano all’ordine del giorno ma, nonostante le denunce, non è stata protetta.

16 anni e otto mesi la pena per Luca Delfino (più 5 di ospedale psichiatrico!). Una pena esigua poichè riconosciuto “semi-infermo di mente” e sottoposto su richiesta al “rito abbreviato” che prevede dalla nostra Legge uno sconto di un terzo della pena. Nel frattempo un’assoluzione per “insufficienza di prove” per l’omicidio di un’altra ex: Luciana Biggi per il cui delitto quindi non c’è un colpevole.

Di tutto quello che ho raccolto in questi anni su questo omicida potete cliccare su questo link:  articoli su Luca Delfino.

Di questi giorni la notizia che Delfino potrebbe uscire dal carcere tra poco più di due anni e la famiglia della giovane Antonella viene intervistata in TV: 

Questo mostro fra due anni me lo devo vedere libero perché e’ un detenuto modello? Che i giudici si mettano una mano sulla coscienza. Quando sarà libero, avrò timore anche per la mia integrità fisica: Delfino mi ha minacciato, ha detto che me la farà pagare. Quando andavo dai carabinieri, dicendo che mia figlia era in pericolo, mi battevano la mano sulla spalla e mi dicevano: ‘Noi sappiamo fare il nostro lavoro’. Ecco come l’hanno saputo fare bene ” dichiara mamma Rosa

Anche il padre Rocco interviene: «La legge sullo stalking che valore ha quando la donna denuncia, ma le autorità intervengono dopo un anno. I giudici non arrivano mai in tempo quando devono salvare una donna». 

Come possiamo dare torto a questi genitori? Ognuno di noi si è reso conto in questa bruttissima storia con chi abbiamo a che fare! Io stessa avrei timore di trovarmi difronte ad un simile soggetto ed il timore dei genitori di Antonella è legittimo e reale. 

 


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Asilo di Anfo: uno sconto di pena alla maestra che maltrattava i bambini.

bambini-violenza-maltrattamenti-abusiBrescia, 17 gennaio 2013 – Uno sconto di pena di sei mesi, e la revoca degli arresti domiciliari. Ecco come si è concluso oggi il processo d’appello alla maestra Laura Papa, la 52enne bresciana arrestata a gennaio 2012 con l’accusa di maltrattamenti ai danni di 7 bimbi dell’asilo comunale di Anfo (Brescia). La Corte d’appello, presidente Enrico Fischetti, ha condannato la donna a due anni e due mesi. In primo grado la pena inflitta era stata due anni e otto.

Schiaffi, tirate di capelli, manine pestate con i tacchi, in un caso cibo vomitato fatto ingoiare a forza. Queste le contestazioni mosse da Carabinieri e Procura, che dopo la denuncia di una collega incastrarono la maestra piazzando microcamere in aula. La donna da subito negò le violenze, parlando piuttosto di ‘mano pesante’ in qualche caso utilizzata per correggere l’indisciplinatezza dei piccoli. Per questo la difesa aveva spinto per l’assoluzione o in subordine per la derubricazione del reato in abuso di mezzi di correzione.
(Agi)

UN VECCHIO ARTICOLO:

Brescia, 2 febbraio 2012 – E ora da parte dei genitori dei bimbi dell’asilo di Anfo è il momento della rabbia. Nei confronti della maestra Laura Papa, 52 anni, arrestata venerdì con l’accusa di maltrattamenti ai danni dei piccoli allievi della scuola materna statale del piccolo centro sul lago d’Idro dove lavorava non c’è solo sconcerto. Le famiglie si sentono tradite: «E dire che davanti a noi cantava, ballava, dava bacini ai piccoli», si sfoga la madre di uno degli allievi “vivaci” e per questo nel mirino dell’educatrice.

Lei con altri 11, mamme e papà, ieri pomeriggio erano convocati in Procura. I loro bimbi a detta degli inquirenti sarebbero appunto i più bersagliati dalla mano pesante della maestra, ora ai domiciliari. L’intento era quello di fare chiarezza, fornendo rassicurazioni che mai nell’asilo hanno avuto luogo sevizie. Ma maltrattamenti – schiaffi, trascinamenti per i capelli, cibo ingoiato a forza – sì. Le telecamere nascoste tra le mura scolastiche parlerebbero chiaro. Il gip, Maria Paola Borio, ci crede. Dopo quasi un’ora di faccia a faccia con il pm Ambrogio Cassiani e il maresciallo Massimo Rosina della stazione di Sabbio Chiese (che hanno fatto scattare le manette) la reazione emotiva era palpabile.

All’uscita, lacrime agli occhi e bocche cucite. «Tutti siamo stati toccati nel vivo», è l’unico commento rilasciato a caldo scappando. Ieri è stata una giornata faticosa per queste famiglie. La scuola ha riaperto i battenti, si cerca di tornare alla normalità. Ma dei 16 iscritti, tra malattie e astensioni, in meno di una decina sono tornati in aula. «Ho mandato il mio piccolo piangendo, solo perché spinta da mio marito», confida una madre, ieri appunto in tribunale. L’intento della convocazione da parte degli inquirenti era calmare gli animi. Spiegare che, arrestata la maestra Papa, si può star tranquilli. Il turn over dell’intero personale non ha senso, oltre a esser punitivo nei confronti dell’insegnate che ha denunciato. E se qualcuno è stato complice della 52enne non rimarrà a lungo tra i banchi. Nessun filmato è stato visionato. Ma ripristinare la calma non è semplice.

L’ordinanza con cui il gip Maria Paola Borio ha messo ai domiciliari l’educatrice è un profluvio di accuse, le stesse configurate dall’insegnate che ha assistito e denunciato. Tali da configurare un «uso sistematico e del tutto ingiustificato della violenza». «Laura con i tacchi 12 schiacciava i piedi di un bambino solo perché era senza scarpe e che non parla perché ha problemi». «Ho visto la maestra imboccare all’inverosimile un bimbo tanto che questo dopo aver deglutito vomitava sul piatto e lei come se nulla fosse glielo faceva rimangiare». E ancora: «La maestra tirava per orecchie un bambino tanto da provocargli una piccola lesione». Rimproveri continui («Stupido, non capisci niente, ignorante») sberle in testa e in faccia, teste spinte sul tavolo. Chiusure forzate di oltre un’ora nel bagno, al buio, e intimidazioni («Chi vuol venire in magazzino con me?…»). E poi pizzicotti, strattoni tali da «rendere difficile la respirazione». Minacce, non risparmiate persino alla cuoca (indagata di favoreggimento) la quale al momento dell’arresto si è sentita dire: «Stai attenta a quel che dici».


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Pedofilia Asilo Rignano Flaminio: il PM ricorre in appello.

rignano_asilo_olga_rovereIl PM della procura di Tivoli è convinta che non ci sia stata nessuna “contaminazione” nelle denunce presentate dai genitori dei bambini della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio che avrebbero subito abusi sessuali. Anzi: esistono riscontri certi alle accuse e lesioni inequivocabili, spiegabili solo con abusi subiti.

Secondo quanto si è appreso, nell’appello la procura di Tivoli contesta punto per punto la sentenza con laRignano, Cassazione conferma scarcerazione indagati. quale il Tribunale ha assolto le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore tv Gianfranco Scancarello (marito della Del Meglio) e la bidella Cristina Lunerti. 

In primo grado sono state ritenute “contaminate” le denunce presentate dai genitori dei bambini e “né univoci né precisi” gli indizi a carico degli imputati. Per il procuratore De Ficchy, però, i giudici hanno svalutato sia gli esiti dell’incidente probatorio (effettuato per ‘fissare’ come prova le dichiarazioni dei bambini, sentiti con l’ausilio di esperti medici), sia le ‘prove dichiarative’, sia le consulenze del pm e delle parti civili. E se per i giudici di primo grado, le prime denunce dei genitori hanno avuto un valore processuale – mentre tutto il resto è frutto di suggestioni – per la procura tiburtina il tribunale non ha tenuto conto dei riscontri, addirittura svalutandoli.

E via con l’elencazione di alcuni riscontri: i luoghi dove sono avvenuti gli abusi sono stati riconosciuti dai bambini; gli oggetti utilizzati individuati; le abitazioni e le auto fedelmente descritte; alcuni ‘segni’ fisici degli imputati (su tutti, un tatuaggio) riconosciuti. Tutte circostanze, queste, che per la procura non possono essere frutto di suggestione; così come non frutto di immaginazione sarebbero le tracce di benzodiazepine trovate sui capelli di due bambine. Riscontrate lesioni – E poi, il ‘passaggio’ dell’appello che focalizza l’attenzione sulle lesioni fisiche genitali, contestando il fatto che le stesse possano essere giustificate da ‘toccamenti’ dei bambini durante loro giochi in giardino. Per la procura, l’ipotesi alternativa dei ‘toccamenti’ è basata sul nulla e comunque farebbe riferimento solo a due bambini (per i quali non è stato proposto appello); anzi, sono state riscontrate lesioni inequivocabili, tali che possano essere spiegabili solo con abusi subiti.

“E’ un atto logico e consequenziale alle motivazioni della sentenza di primo grado”. Commenta così l’avvocato Antonio Cardamone, che nel processo per gli abusi alla scuola di Rignano Flaminio ha rappresentato le famiglie di alcuni bambini parti lese, la proposizione dell’appello da parte della Procura di Tivoli alla sentenza assolutoria emessa nel maggio scorso nei confronti dei cinque imputati. “E’ stata una sentenza – ha aggiunto Cardamone – che fin dalla sua prima lettura abbiamo trovato contraddittoria e paradossale. Da un lato afferma che i bambini sono stati comunque sottoposti a strani ‘giochi’ certificando la presenza di abusi da parte degli imputati, dall’altro si assolvono gli stessi imputati con la formula ‘perche’ il fatto non sussisté. E’ evidente che un ulteriore vaglio processuale è necessitato dalla contraddittorietà di tali affermazioni”.


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Condannate le maestre dell’asilo CIP & CIOP di Pistoia.

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12:06 – Le maestre Anna Laura Scuderi ed Elena Pesce dell’asilo nido Cip & Ciop di Pistoia sono state condannate per maltrattamenti sui bambini dal tribunale di Genova. La prima a 6 anni e 4 mesi di reclusione, la seconda a 5 anni. Furono arrestate il 2 dicembre 2009. Il pm aveva chiesto 8 anni per la Scuderi e 6 per la Pesce. L’inchiesta fu trasferita a Genova perché uno dei dei bambini dell’asilo è figlio di un magistrato toscano.


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Pedofilia: torna libero don Ruggeri.

PEDOFILIA: VESCOVO FANO, SOLIDALE CON VITTIMA ABUSI

(ANSA) – PESARO, 18 DIC – Don Giangiacomo Ruggeri, il parroco di Orciano, 43 anni, arrestato il 13 luglio scorso dalla polizia per atti sessuali su una 13enne in spiaggia a Fano, torna libero. L’avvocato difensore Gianluca Sposito ha ottenuto dal tribunale del Riesame di Ancona la scarcerazione con parere positivo del pm. Dopo essere finito in carcere e poi, ad agosto, agli arresti domiciliari in un convento, ora il sacerdote ha solo l’obbligo di dimora a Perugia, dove lavorera’ nella biblioteca della diocesi.


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Rignano Flaminio: i racconti dei bambini sono stati contaminati.

Le agenzie di stampa informano sulle motivazioni della sentenza che ha portato alla assoluzione degli indagati per abusi sui bambini dell’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio. Sono state scritte 322 pagine di motivazioni che hanno impegnato i giudici 6 mesi poichè in 3 mesi non erano riusciti ad articolare in toto quanto li ha portati alla decisione di assolvere.

Bambini “contaminati” dai loro stessi genitori che gli hanno fatto raccontare quanto “non è accaduto”. E ancora non sappiamo quanto pensano gli stessi giudici di quanti (tanti) hanno periziato questi bambini diagnosticando “stress post-traumatico da abuso sessuale”. Non sappiamo più come stanno questi bimbi, se hanno ancora gli incubi, se sono tutt’ora in cura presso specialisti dell’età evolutiva.

Sappiamo solo ad oggi che c’è il sapore disgustoso di un’accusa (informale?) verso i genitori di questi bambini tacciati di aver imbeccato e condizionato i propri figli facendogli raccontare falsità.

Mi dissocio da questi giudici, mantengo il mio pensiero.

PEDOFILIA
Rignano, i giudici: «Denunce contaminate»
Rese note le motivazioni che assolsero le cinque maestre.

Molte delle denunce presentate dai genitori dei bambini di Rignano e che hanno portato al processo e poi all’assoluzione di cinque persone per i presunti abusi su almeno 19 bambini della scuola ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio, sono «frutto di una forte contaminazione» da parte dei genitori. È il tema principale della sentenza con la quale il Tribunale di Tivoli ha assolto i 5 imputati, e le cui motivazioni sono state pubblicate lunedì 26 novembre.

TUTTI ASSOLTI A MAGGIO. Era il 28 maggio scorso, quando il Tribunale di Tivoli assolse le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore tv Gianfranco Scancarello (marito della Del Meglio) e la bidella Cristina Lunerti, sotto processo per accuse terribili, contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni: violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica.
Tutti reati che si riteneva commessi tra il 2005 e il 2006 con sevizie e crudeltà.
Lunedì, 26 Novembre 2012


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La Polizia preleva un bimbo davanti scuola come fosse un pericoloso boss. Guarda il video completo

leo

(DIRE) Roma, 10 ott. – Stamattina a Cittadella (Padova) un bambino di dieci anni, al centro di una causa di affidamento, e’ stato prelevato con la forza da scuola per essere collocato in una casa famiglia. Tre persone si sono presentate in classe intimando ai compagni di classe del piccolo Leonardo di uscire dall’aula. Una volta rimasto solo, Leonardo e’ stato prelevato con la forza, nonostante si tenesse disperatamente avvinghiato al suo banco, piangendo.

Poi e’ stato trascinato per la strada, urlante da una serie di persone tra cui il padre, gli assistenti sociali, e alcuni poliziotti guidati da un consulente tecnico d’ufficio che aveva diagnosticato in lui una malattia rifiutata dalla comunita’ scientifica internazionale, la PAS (Sindrome da Alienazione Parentale).

La famiglia del piccolo Leonardo, assistita l’avvocato Andrea Coffari, presidente del Movimento per l’Infanzia sporgera’ denuncia per le modalita’ disumane usate con il bambino, il quale chiedeva disperatamente aiuto senza che l’azione violenta si interrompesse. Domani mattina alle 8.30 i genitori dei compagni di classe di Leonardo manifesteranno davanti alla scuola elementare Cornaro di Cittadella (Padova).

Nelle cause di separazione i casi di prelevamento dei minori contesi con l’uso della forza sono molto piu’ diffusi di quello che si pensa. Ha fatto scalpore qualche giorno fa il video delle quattro sorelle prelevate in Australia e trasferite in Italia dal padre che ne aveva ottenuto l’affidamento, eppure anche in Italia con i bambini l’uso della forza viene spesso preferito all’ascolto delle loro problematiche o ansie.

Il piccolo Leonardo viveva con la mamma e vedeva il padre in incontri protetti. Rifiutava di vederlo da solo, presso la sua abitazione o altrove, in quanto nelle precedenti frequentazioni riferisva di aver subito maltrattamenti psicologici di vario tipo.Tutto cio’ e’ andato avanti finche’ un consulente tecnico d’Ufficio non ha diagnosticato in lui una pseudo patologia, la PAS, che proprio alla fine di settembre 2012 l ‘Apa (American psychiatric association), ovvero l’associazione americana i cui membri sono specializzati in diagnosi, trattamento, prevenzione e ricerca di malattie mentali, ha escluso dal DSM-5 (ovvero l’edizione aggiornata dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).

Nonostante questo, si continua a ritenere “malati” i minori che hanno problemi di relazione con il padre (piu’ raramente con la madre), e invece di approfondire le cause del disagio e risolverle, si preferisce renderli “orfani” di entrambi i genitori collocandoli in case famiglia e sottraendo loro tutte le sicurezze acquisite: la mamma , i nonni, la scuola, i compagni, lo sport. Sul tema della sottrazione dei minori alla famiglia, e sulle diagnosi di PAS sono state presentate anche numerose interrogazioni parlamentari. (Com/Wel/ Dire) 20:05 10-10-12

LINK AL VIDEO COMPLETO


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Mostro di Marcinelle: libera Michelle Martin, moglie di Doutroux!

Michelle Martin

Michelle Martin, ex moglie e complice del «mostro di Marcinelle» Marc Dutroux, usufruirà della libertà condizionata e uscirà quindi dal carcere per trasferirsi in un convento. Lo decisione definitiva è stata presa martedì pomeriggio dalla Corte di cassazione belga che ha respinto gli appelli dei familiari delle vittime giudicati «inammissibili e infondati». La Martin sarà in libertà da questa sera e sarà trasferita in un convento di clarisse di Malonne dove passerà gli ultimi 14anni della sua condanna. Molti poliziotti sono schierati da ore davanti alla struttura: la tensione è alta e si temono proteste.

 

CONDANNA A 30 ANNI – L’ex signora Dutroux ha già trascorso in carcere 16 anni ed era stata condannata a 30 anni di prigione perchè ritenuta colpevole di complicità con il marito per il rapimento di sei bambine e per la morte di quattro di loro avvenuto nel 1996. Soltanto due bimbe si salvarono: Sabine Dardenne (che fu rapita nel 1996 mentre andava a scuola e rimase nella prigione di casa Dutroux per ben 80 giorni, sottoposta ad abusi sessuali e sevizie) e Leatitia Delhez che fu segregata e violentata per sei giorni prima di essere liberata.

 

RESPINTO IL RICORSO – Nel corso dell’udienza nella mattina di martedì, l’avvocato generale della Corte ha confermato la sua posizione: sono «irricevibili» e «infondati» i ricorsi presentati dai familiari delle vittime di Dutruox e dal tribunale di Mons contro la decisione del tribunale per l’applicazione della pena. Il 31 luglio scorso, infatti, i giudici avevano dato il loro nulla osta alla scarcerazione della donna e al suo trasferimento in convento confermando, però, il divieto di recarsi nelle regioni di Liegi e del Limburgo dove risiedono le famiglie delle vittime dei Dutroux .

 

IL CONVENTO – Molti poliziotti stazionano da alcune ore davanti al convento delle suore clarisse di Malonne, dove a ore è atteso l’arrivo di Michelle Martin che qui passare gli ultimi 14 anni di condanna fuori dal carcere dov’era rinchiusa dal 1996. A Malonne, che si trova a 75 km da Bruxelles nel sud del Belgio la tensione è alta. Sui muri intorno al convento, dove la donna dovrà restare non potendo uscire né entrare in contatto con alcun parente o persona coinvolta nella vicenda di abusi sessuali. sono comparse nei giorni scritti varie scritte contro la Martin. A piedi di una statua sono poi stati appoggiati da ignoti due orsacchiotti e la foto delle due bambine di otto anni, per la cui morte la Martin è stata condannata.


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Pedofilia – Sesso con una bambina di 7 anni: in carcere un 46enne

abuso_minori 2Imperia – La figlia della sua ex convivente aveva soltanto 7 anni quando lui cominciò a molestarla sessualmente. Ma l’uomo continuò poi ad abusare di lei per 8 anni, dal 2001 al 2009, quando finalmente la ragazzina trovò il coraggio di raccontare tutto alla madre. In particolare l’uomo costringeva la bambina a guardare con lui dei film pornografici, obbligandola a masturbarlo durante la visione. 

Per questo un imperiese 46enne è stato condannato oggi dal Tribunale di Imperia a 4 anni di carcere per violenza sessuale su minore, oltre a 30.000 € di provvisionale


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Pedofilia: 5 anni all’ex seminarista Alfano.

bambinatriste(AGI) – Genova 5 lug. – Cinque anni di reclusione e 15mila euro di multa. Questa la pena inflitta stamani a Emanuele Alfano, l’ex seminarista amico e confidente di don Riccardo Seppia finito nell’inchiesta che ha coinvolto il sacerdote gia’ condannato a 9 anni e sei mesi per violenza sessuale su minore, cessione di stupefacenti e induzione alla prostituzione minorile. Alfano e’ stato processato per induzione alla prostituzione minorile, favoreggiamento della prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico. Per i primi due reati i giudici del collegio del tribunale di Genova lo hanno condannato mentre lo hanno assolto per il terzo.
  L’accusa e’ stata sostenuta dal pm Stefano Puppo, la difesa dall’avvocato Alberto Lapeschi.


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Abusi asilo Rignano Flaminio: assolti tutti gli imputati.

(AGI) – Roma, 28 mag. – Il tribunale di Tivoli ha assolto con la piu’ ampia delle formule le tre maestre, una bidella e un autore televisivo per le vicenda legata ai presunti abusi sessuali che sarebbero stati compiuti su 21 bambini della scuola materna ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio nell’anno scolastico 2005-06.

I GIUDICI: IL FATTO NON SUSSISTE

Il collegio, presieduto da Mario Frigenti, dopo oltre 9 ore di camera di consiglio, ha deciso che nei confronti delle maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci, Patrizia Del Meglio, del marito di quest’ultima Gianfranco Scancarello, e della bidella Cristina Lunerti il fatto contestato “non sussiste”.

GENITORI URLANO IN AULA DURANTE LA LETTURA DELLA SENTENZA

Urla in aula contro i giudici da parte dei genitori che si trovavano nel tribunale di Tivoli alla lettura della sentenza.
  I genitori dei bambini, presenti in aula come parti civili, hanno urlato contro i giudici prendendo poi a calci e pugni la porta dell’aula. “Siamo molto amareggiati per questa sentenza, perche’ significa che i giudici non hanno dato credito alla vicenda. Leggeremo le motivazioni. I giudici si sono presi 90 giorni di tempo. Certo non ci fermeremo qui”.